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Archeologia industriale in Sardegna

L’archeologia industriale della Sardegna è, al pari di tante alte espressioni culturali e storiche dell’isola, qualcosa di strettamente legato alla terra, anzi alle sue viscere, ed è per lo più integrata nell’affascinante paesaggio marino e montano del sud-ovest sardo. L’aggettivo industriale si riferisce alle attività di estrazione mineraria che iniziarono in Sardegna già in età Neolitica, per proseguire poi con i Fenici e i Romani fino ad arrivare agli ultimi decenni del Novecento. I resti di queste attività sono tanto suggestivi che la zona del Sulcis-Iglesiente-Guspinese che ospita i maggiori insediamenti è protetta dall’Unesco come “patrimonio culturale dell’umanità”.

piscinas minieraPiscinas

Importanti siti minerari sono però anche nel territorio di Nuoro, come la miniera di Funtana Raminosa a Gadoni, dove si coltivavavano i minerali di rame già nell’età del Bronzo, e quella di Sos Enattos a Lula, dove furono scoperte tracce evidenti della presenza in epoca romana di schiavi condannati “ad metalla”.

In alcuni siti le strutture di servizio dell’attività estrattiva sono state oggi ristrutturate e riutilizzate, come la Sala Compressori e il Palazzo Bellavista nel sito di Monteponi, ma nella maggioranza dei casi i ruderi delle palazzine abitate dalle famiglie degli operai e degli edifici destinati alla lavorazione dei minerali costituiscono delle fiabesche città fantasma, come nel vasto insediamento di Montevecchio, a cui fa da contraltare un mondo sotterraneo altrettanto fiabesco, fatto di un labirinto di cunicoli, pozzi, passaggi bui e umidi, che si estende per chilometri senza soluzione di continuità.
E nel sottosuolo come in superficie, fra edifici sventrati e binari arrugginiti, sembra ancora di udire il rumore dei picconi o avvertire il sudore e la fatica delle migliaia di operai che affollavano questi luoghi,dove conducevano un’esistenza da talpe fra pericoli e malattie.

Miniera montevecchio panoramamining complex of Montevecchio

Ma spesso il fascino dei paesaggi spettacolari su cui sorgono questi resti fa dimenticare rapidamente la loro vocazione originaria. Il tunnel di Porto Flavia, davanti al quale si erge maestoso lo scoglio del Pan di Zucchero, e la galleria Henry, che attraversa un affascinante altipiano, sono stati scavati nella falesia a picco sul mare ed è difficile sfuggire alla tentazione di credere che queste opere siano state create apposta, con tanta fatica e tanto sacrificio, proprio per consentire la contemplazione di tanta bellezza.